ROMA – Il business legato alle bonifiche del territorio in Italia vale 30 miliardi di euro. Ad oggi sarebbero in attesa di ‘riqualificazione’ circa 100 mila ettari di territorio inquinato, in 39 siti di interesse nazionale (Sin) e 6 mila aree di interesse regionale. In particolar modo in diverse zone la stessa popolazione è in pericolo come Taranto, Crotone, Gela, Priolo e Marghera oltre alla ormai nota Terra dei fuochi.
Adesso c’è chi chiede di garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, stabilizzare la normativa italiana, istituire un Fondo nazionale per le bonifiche dei siti. Ma anche sostenere l’epidemiologia ambientale, per una reale prevenzione, fermare i commissariamenti delle zone da bonificare e potenziare i controlli ambientali pubblici. Ed ancora l’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale, applicando il principio ‘chi inquina paga’ per il mondo industriale e ridimensionando il ruolo della Sogesid (la società pubblica attiva sulla gran parte dei Sin) per far sì che il ministero e gli altri enti di supporto riprendano appieno le loro competenze.
A tutto ciò si aggiunge il “rischio ecomafie in tutta Italia”: dal 2002 sono state concluse 19 indagini (l’8,5% del totale delle indagini contro i trafficanti di rifiuti) ed emesse 150 ordinanze di custodia cautelare; 550 persone sono state denunciate e 105 aziende sono state coinvolte in traffici illegali di rifuti.