Dopo il servizio delle Iene sull’apparecchiatura di sicurezza che blocca l’azione dei telecomandi a distanza per gli esplosivi il Codacons deposita un esposto di denuncia alle Procure di Caltanissetta e Palermo Bomb Jammer Falcone Borsellino salvare
Quanto emerso in seguito ad una inchiesta svolta da “le Iene” fa emergere interrogativi, dubbi e perplessità in relazione alle due pagine più buie della storia di Palermo ovvero la strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui perse la vita il giudice Falcone e il 19 luglio 1992 data in cui perse la vita il giudice Borsellino. Bomb Jammer Falcone Borsellino salvare
Nel servizio inchiesta si parla del “Bomb Jammer”, un’apparecchiatura di sicurezza che disturba le frequenze radio e blocca l’azione dei telecomandi a distanza per gli esplosivi ponendo alcuni fondamentali quesiti : “Se fosse stata messa sulle auto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino si sarebbero potute evitare le stragi del 1992? Era già in uso in quegli anni in Italia e installata anche sulla macchina di Antonio Di Pietro?
Dalla inchiesta si evidenzierebbe come i due attentati avrebbero in comune la modalità di esplosione delle bombe che avrebbero determinato le due stragi, ovvero un comando a distanza, il tutto mentre risultava essere già in uso per la protezione di altri magistrati, il sistema del Bomb Jammer, un’apparecchiatura di sicurezza che disturba le frequenze radio e blocca l’azione dei telecomandi a distanza per gli esplosivi come confermato da due esperti di sicurezza che addirittura farebbero risalire l’esistenza di questo dispositivo dagli anni 70 e 80.
Sempre dalle testimonianze raccolte risulterebbe che tale dispositivo di sicurezza fosse installato nell’autovettura del magistrato Antonio Di Pietro e che colui che di queste installazioni era esperto – e che proprio sull’autovettura di Di Pietro aveva provveduto a tale installazione – venne inviato a Palermo nel 1991, poco prima delle stragi, che proponendosi di utilizzare questo dispositivo per altre auto di magistrati, ricevette la risposta di non disturbare poiché vi erano altre ditte che si occupavano di sicurezza.
Nel corso del servizio viene cercato un contatto telefonico con Antonio Di Pietro per avere conferma se all’epoca della inchiesta “Mani pulite” sulla sua autovettura fosse installato tale dispositivo di protezione ma a tale domanda Antonio Di Pietro non risponderà.
“Molti interrogativi meritano una risposta”
Secondo il Codacons, che ha depositato alle Procure di Caltanissetta un esposto denuncia per fare luce sulla questione, è necessario, opportuno e doveroso che le autorità adite svolgano, per quanto di loro competenza, tutte le verifiche e gli accertamenti necessari volti a verificare quanto emerso nel corso del servizio delle IENE, essendo molti gli interrogativi che meritano una risposta: “Chi ha autorizzato l’installazione del Bomb Jammer sull’autovettura di Antonio Di Pietro”?
“Per quale motivo tale dispositivo già utilizzato prima delle stragi del 1992 non venne montato sull’autovettura dei magistrati Antonio Falcone e Paolo Borsellino?”
“Chi avrebbe negato all’esperto di sicurezza indicato nel servizio delle “Iene” di installare il Bomb Jammer”?
“Perché Antonio Di Pietro non ha collettivizzato l’informazione in merito all’esistenza e alla possibilità di utilizzo di tale dispositivo di sicurezza”?