Troppi incidenti negli impianti petrolchimici: La sera del 26/02/2014 nel territorio del triangolo industriale di Priolo, Augusta, Melilli si è udito un boato, seguito da fiamme alte oltre i trenta metri . L’evento si è sviluppato nell’impianto power former della raffineria Isab Sud. Pochi giorni dopo è scoppiato un vasto incendio all’interno del Petrolchimico Eni di Gela. Gli incidenti nei petrolchimici siciliani sono ormai una drammatica costante – denuncia il Codacons –

La situazione è piuttosto grave se si considera che siamo in aree in cui gli impianti rischio di incidenti rilevanti sono molti e vicini, in casi simili soltanto il caso vuole che non ne derivi l’effetto ”domino“ come conseguenza.

L’incrementarsi di questi eventi è collegato alla scarsa attività di manutenzione degli impianti e alla ridotta frequenza dei controlli. Da quanto sopra è evidente la necessità di svolgere una attività di prevenzione, attraverso una seria e periodica manutenzione degli impianti, formazione del personale che si occupa degli impianti e di quello esterno che si occupa della manutenzione.

E’ necessario che vengano intensificati i controlli, che la Regione si svegli e provveda a dare direttive agli enti locali anche sviluppando precisi progetti di informazione e formazione alle popolazioni, in modo che la gente sappia come comportarsi in caso di incidente , sappia dove recarsi , se restare chiusa in casa o allontanarsi da zone di pericolo per recarsi in precisi punti di raduno. Sarebbe auspicabile che si organizzassero delle simulazioni.

In questo campo interviene una normativa specifica detta “direttiva Seveso” , nome dettato da un triste evento che coinvolse le popolazioni che vivevano nei pressi dello stabilimento ICMESA. Un aspetto fondamentale nella direttiva Seveso è quello della informazione alle popolazioni sui piani di emergenza esterni. Sono previsti Piani di emergenza interni ed esterni,questi devono essere periodicamente aggiornati.

La Regione Siciliana attualmente è assente , in particolare mancano: la produzione di direttive sulla informazione alle popolazioni e il finanziamento ai comuni per l’attività di informazione. In questo campo e in particolare sulle aree a rischio i fondi ed i progetti esistono, perché non si interviene ? Forse si aspetta un altro incidente che coinvolga gli addetti agli impianti e le popolazioni esposte?

La prevenzione in questi casi è determinante , mentre il panico e la non conoscenza delle attività da sviluppare in caso di emergenze del genere potrebbe determinare la perdita di preziose vite umane – conclude il Codacons.

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